Gambellara
di Michela Menti
Gambellara è situata in posizione riparata, sulle prime colline che rappresentano le ultime propaggini dei Monti Lessini. Il suolo è di origine vulcanica, composto principalmente da basalto e tufo grigio. Ai piedi del Monte San Marco, in una vecchia cava, sono ancora oggi visibili i resti dell’affioramento litologico di basalti colonnari costituito da bellissimi esempi di basalto a forma di prismi esagonali, assai pregevoli sotto l’aspetto geologico.
Gambellara si trova ai confini tra la provincia di Verona e quella di Vicenza, dalla cui città capoluogo dista circa 22 km. La particolare posizione geografica del centro, una diffusa fama derivata dalla produzione vinicola ne fanno una ridente località meta di piacevoli gite fuori porta.
L’origine del paese è incerta anche se probabilmente risalente al periodo longobardo come è documentato dalla frazione Sorio la quale nel secolo VII rappresentava una fara longobarda.
Alcune testimonianze nell’XI secolo documentano la presenza di un munito e ricco castello, di cui oggi non vi è più alcuna traccia. Probabilmente edificato sul colle San Marco nei pressi dell’omonima chiesetta, il castello fu distrutto il 16 ottobre 1243 da Ezzelino da Romano.
Sia Gambellara che Sorio appartenevano ai Vescovi di Vicenza e nel 1288 furono donati in feudo ad Antonio Giudice di Sarego.
Durante la dominazione degli Scaligeri (1311-1387) Gambellara fu aggregata al territorio di Verona, ma nel 1390 fu restituita a Vicenza, seguendone le sorti.
La posizione geografica hanno spesso coinvolto il paese in lotte per questioni di confine, animando anche fra i due centri di Gambellara e Sorio una continua rivalità che ha caratterizzato la loro storia nei secoli. Nel Medioevo, dopo essere stata sotto il dominio dei Visconti, continuarono le contese per questioni di proprietà alle quali la Serenissima Repubblica ritenne di ovviare, dividendo il territorio in due distinte aree: Gambellara Veronese e Gambellara Vicentina, lasciando però agli abitanti la libertà di rivolgersi al foro giudiziario sia dell’una che dell’altra città. A causa della confusione di tale situazione, nel 1621 si decise di dividere il paese in tre comuni distinti: Gambellara Veronese con Terrossa e Sarmazza, compresa nella provincia di Verona e Gambellara Vicentina in quella di Vicenza, mentre Sorio era comune autonomo con Torri di Confine, anch’esso sotto Vicenza.
Nei primi dell’800 dai tre comuni se ne formarono due: Gambellara Veronese con Terrossa e Sarmazza con sede comunale a Ronca’ e Gambellara Vicentina con Torri con sede comunale a Sorio.
Il periodo risorgimentale vide il territorio di Sorio testimone nella giornata dell’8 aprile 1848 di un tragico fatto d’armi, chiamato “battaglia di Sorio” che contrappose l’armata austriaca al comando del Maggiore Generale Principe di Liechtenstein alle forze volontarie di giovani universitari, i cosiddetti “crociati”, sotto la guida del Generale Marc’Antonio San Fermo. Il nome crociati deriva dalla croce rossa che portavano sul braccio o sul petto, riunite. Sulle colline che circondano Sorio, oggi, a testimonianza di quel fatto di sangue in cui persero la vita una cinquantina di giovani volontari, rimane un obelisco costruito nel 1868 ad opera dell’architetto Antonio Caregaro Negrin, restaurato nel 1907, che compare anche nello stemma comunale.
Nel 1859, sotto il dominio austriaco, a seguito del decreto del 23 marzo 1858 dell’Imperatore Francesco Giuseppe, i due comuni vennero riuniti con il nome definitivo di Gambellara, assegnando tale centro al territorio di Vicenza così come si presenta oggi.
La storia di Gambellara è strettamente legata alla viticoltura. Il suo territorio collinare, è interamente dedicato, sin dal XIII secolo, alla coltivazione della vite a bacca bianca. Sul monte viene coltivata inizialmente l’uva “schiava” (sclava) che poi fu sostituita gradualmente nel XV secolo con l’uva Garganega.
Quest’ultima si adattò perfettamente alle caratteristiche del suolo gambellarese e nel corso del XIX secolo viene descritta come Garganega di Gambellara, uva serbevolissima, molto adatta per la mensa e che da’ un vino prelibato (G. Marcono, 1912). Nei primi decenni del XX secolo, buona parte dell’uva Garganega di Gambellara prendeva la via del consumo diretto destinato sia all’Italia che all’Europa, come uva da mensa sia per la dolcezza e sapidità del gusto sia per la sua buccia spessa che la rendeva semplice nel trasporto. Una piccola parte dell’uva veniva vinificata per la produzione di vini passiti, come il Vin Santo e il Recioto vere e proprie “specialità del luogo” oppure per il consumo famigliare, come vino bianco secco. Da quest’ultimo, molto probabilmente, ha avuto successivamente origine il “Bianco di Gambellara” che si è largamente diffuso dopo la fine della prima guerra mondiale.
Nel 1970 i vini prodotti nel territorio di Gambellara, Montebello Vicentino, Zermeghedo e Montorso vengono riconosciuti con il marchio di origine Gambellara DOC. Oggi sono 3 le tipologie prodotte: Gambellara DOC, Gambellara Vin Santo DOC e Recioto di Gambellara che dal 2008 ottenne la denominazione di origine controllata e garantita, prima DOCG della provincia di Vicenza.