Montebello Vicentino

Di Maria Elena Dalla Gassa

Montebello si trova adagiato ai piedi del Monte Castello, un colle di modesta altezza (m 154), all’estremità sud-orientale della dorsale dei monti Lessini, ai margini della pianura attraversata dai fiumi Agno-Guà e Chiampo. L’origine del paese va collocata tra l’Età del Bronzo e del Ferro. La zona collinare, la sua esposizione a mezzogiorno, la presenza di corsi d’acqua favorirono lo stanziamento di gruppi umani. L’insediamento più importante fu quello dei Veneti Antichi una popolazione originaria dalla Paflagonia, antica regione costiera dell’Anatolia (Turchia), che diede vita ad una propria civiltà. Questa primitiva esistenza del paese è stata accertata dalle scoperte paletnologiche compite tra il 1850 e il 1975.

I reperti archeologici abitativi, sepolcrali e produttivi recuperati risalgono tra il XIII e il II sec. a.C. I ritrovamenti rinvenuti sul Monte del Lago testimoniano l’elevato livello di evoluzione sociale ed economica raggiunta dai Veneti Antichi tra VIII e V secolo a.C periodo nel quale cominciarono a sviluppare i commerci per procurarsi il rame, lo stagno e il ferro risorse non presenti nell’ambiente locale.

Le incursioni galliche, tra il IV e V secolo, nella pianura Padana, toccarono anche il territorio dei Veneti, i quali tuttavia rimasero ostili ai Galli e preferirono, invece, stabilire rapporti amichevoli con i Romani. L’alleanza con Roma fu via via rinsaldata fino al pacifico passaggio di tutto il territorio al dominio romano nel II secolo a.C. La via Postumia, la grande arteria stradale romana, voluta nel 148 a.C dal console Spurio Postumio Albino per congiungere Genova con Aquileia. passava per Montebello favorendo lo sviluppo economico del luogo, che assunse una notevole importanza e divenne una tappa d’obbligo fra Verona e Vicenza nominata dai romani ad Montes aureos, che può essere tradotto in colli d’oro, incantevoli, belli da cui probabilmente deriva il toponimo del paese.  

A Montebello erano presenti due strutture di ospitalità e accoglienza, che lo Stato Romano aveva organizzato lungo la grande viabilità: la mutation serviva al cambio degli animali e al ristoro dei viaggiatori; la mansion era, invece, un albergo, che forniva ospitalità ai viaggiatori e stalle per gli animali. 

Nella generale decadenza della rete stradale dopo la caduta dell’impero romano la via Postumia divenne con il diffondersi della pratica del pellegrinaggio un tracciato viario indispensabile per raggiungere Roma, Gerusalemme e altri luoghi di devozione cristiana rimanendo Montebello una tappa fondamentale di questo itinerario. Nelle funzioni di assistenza ai viaggiatori dapprima subentrarono gli ordini religiosi poi nel periodo delle crociate gli ordini cavallereschi.

I Templari ricostruirono sul luogo di un’antica mansion romana una loro mansio Templi, uno ospitale che svolgeva la funzione di protezione, cura e alloggio per i pellegrini di passaggio, identificabile oggi con la Mason.

A partire dal VI sec Montebello per la sua particolare posizione geografica posta allo sbocco delle vallate del Chiampo e dell’Agno-Guà divenne oggetto di interesse dei Longobardi, dei Franchi, degli Scaligeri, dei Visconti e per un lunghissimo periodo della Repubblica Serenissima di Venezia.

Sotto i Longobardi il territorio di Montebello fu inserito nell’organizzazione del ducato vicentino e divenne il centro di una importante vici, che comprendeva Zermeghedo, Agugliana, Selva, Mason, Fara e Sarmezzo, e per la sua posizione strategia un posto di vigilanza in un sistema difensivo militare.

Ai duchi longobardi seguirono i conti carolingi. Non ci sono documenti che attestino avvenimenti clamorosi negli anni che videro il dominio franco, la sua decadenza e l’inizio dell’età feudale. 

Tra il IX e XI Montebello fu coinvolto nella lotta tra la signoria feudale del vescovo di Vicenza e le nobili famiglie del vicentino. Il potere feudale del Vescovo-conte si esercitava solo nella città e in vari castelli del territorio, ma alcuni feudatari minori miravano a limitarne il potere Tra i capi della fazione che si opposero prima al Vescovo e poi al nascente Comune si trovano i Maltraverso conti di Montebello. 

La potente famiglia dei Maltraverso, di origine longobarda, era presente a Montebello fin dal secolo XI dove possedeva il castrum, un castello fortificato monito di torri. Nella Dieta di Roncaglia (1154) l’imperatore Federico I di Svevia il Barbarossa confermò ai Maltraverso la signoria, che mantennero fino al 1265 quando Gilberto Maltraverso vendette il Castello di Montebello e il limitrofo territorio al Comune di Vicenza.

Il secolo XIV vede l’espansione della Signoria Scaligera nel Vicentino. La dominazione dei Della Scala non portò pace a Montebello a causa delle continue lotte contro i Carraresi di Padova, la Repubblica Veneta e i Visconti di Milano. Nel maggio del 1404 Montebello con tutto il territorio vicentino entrava sotto il dominio della Repubblica di San Marco. Il governo veneziano eliminò la piaga delle rivalità tra città e Signorie garantì l’assenza di conflitti fino al 1508 quando iniziò la guerra di Venezia contro la Lega di Cambrai, un’alleanza stretta fra l’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, Luigi XII di Francia, papa Giulio II e Ferdinando il Cattolico re d’Aragona per contrastare le mire espansionistiche di Venezia. 

Nelle alterne vicende, che videro prima le vittorie e l’occupazione degli imperiali di Massimiliano d’Asburgo e poi il lento e sicuro recupero dei Veneziani, Bartolomeo d’Alviano condottiero della Repubblica Veneta ordinò che il castello venisse smantellato perché non potesse servire nel caso in cui gli imperiali fossero riusciti ad impossessarsene. Dopo queste burrascose vicende la pace siglata nel 1517 tra Venezia e l’imperatore assicurò per quasi due secoli un periodo di pace; bisognerà attendere Napoleone per vedere Montebello quale nuovo teatro di guerre.

Tra il luglio e il novembre 1796 fu il centro degli scontri tra gli eserciti napoleonico e austriaco. Cronache riportano che il generale Bonaparte il dieci di luglio sostò in paese alcune ore per dare ordini all’esercito.

Il 26 aprile 1797 venne istituita la Municipalità. Il primo dominio francese fu di breve durata fino al trattato di Campoformio, 17 ottobre 1797, con il quale Napoleone cedeva il territorio della Serenissima all’Austria. 

Montebello, nel 1806, fu incluso nel Regno Italico napoleonico e ritornando, dopo la caduta dell’Imperatore dei francesi,  sotto il governo di Vienna dal 1813 al 1866.

Durante la prima guerra d’indipendenza ancora una volta il paese fu coinvolto in vicende di carattere nazionale. L’otto aprile 1848 sulle alture tra Montebello e Sorio ci fu uno scontro tra una Legione di Crociati Padovani, formata da studenti e professori dell’università patavina, e una colonna dell’esercito Austriaco. L’esito della battaglia, ricordata da una guglia, fu favorevole alla fanteria austriaca. Il plebiscito del 21 e 22 ottobre del 1866, al termine della Terza Guerra d’Indipendenza, ratificò l’annessione di Montebello al Regno d’Italia. Con il decreto del 5 febbraio 1867 assunse l’indicazione di Vicentino per distinguerlo da altre località, che portavano lo stesso nome. Quando nel 1915 l’Italia entrò in guerra Montebello, per la sua posizione, praticamente a ridosso della linea del fronte veniva a costituire un punto nevralgico nel movimento di truppe e di materiali bellici verso la zona di combattimento. 

Finita la guerra anche su Montebello cominciò a gravare il clima di conflittualità, facendo riemergere i gravi squilibri sociali, che si erano prodotti nel corso dei secoli passati. Il Fascismo a Montebello mise fine alle lotte dei partiti e alle dimostrazioni di piazza. Durante il secondo conflitto mondiale il paese soprattutto a partire dalla fine del ‘43 subì ripetute e violentissime incursioni aeree da parte degli Alleati. 

I bombardamenti aerei centravano gli obbiettivi strategici: i ponti sul Guà, senza risparmiare le abitazioni tra il ponte delle Asse e il Borgo, tra Ronchi, Cà Sordis e Frigon, e la ferrovia. In base ad una statistica a Montebello è stato assegnato il primato, su tutti i comuni della provincia, per incursioni subite. Nell’estate del ’44 i tedeschi cominciarono costruire una fossa anticarro tra Montebello e Locara, che avrebbe dovuto fermare l’irrompere delle truppe alleate e dei bunker, fortini in cemento armato e tronchi di legno, attorno al monte Castello.

 La ristrutturazione e la rinascita post-bellica hanno permesso uno nuovo sviluppo economico e oggi Montebello è un centro industriale, metalmeccanico e conciario con redditizie attività agricole